
(C. Monet, Ninfee)
Vento mulina intorno. Macinare.
A proposito: non ammetto interferenze di sorta.
Intanto: notte bullona passi
(significa piedi incollati al suolo e lungo muro)
mentre si afferma:
sembro quello che sembro dunque sono.
Soprattutto quando le pozze riflettono frammenti:
chi c’è sotto i piedi nell’acqua?
E notte aspra scarica fusioni
di fulminante amena nudità.
Pertanto: collezionare ombrelli.
Anche balle volanti
generalmente d’ordine svariato
(dell’identità ho già detto: conta poco).
Beghe anche = fosca vita .
Dunque, come cantare serenate alle capinere
quando l’ora declina?
E tracannare astri
per piacere di niente e vacuità.
Notte diffonde viola e vento allevia
preponderante stolta assiduità.
Tensione astrale del corpo verso l’alto:
scegliere mete dove non c’è troppo
(cadere cadere cadere…)
Risollevarsi ora
verso spazi lontani
dove sistemi tessono preghiere
nel flusso piombo fuso del presente
ed il passato che torna per svanire.
Del futuro non parlo: non esiste.
Restare a galla, allora.
Idea idrogena
come anatra libera da stagno.
Peccato la gamba rotta
e l’ala gravemente frantumata.
Cielo scosso stasera.
25 gennaio 2016 at 07:43
parecchio scosso, pare…
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25 gennaio 2016 at 10:22
oh yes!
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