La sua mano non aveva un cammeo, ma neppure un anulare
e questo rendeva tutto più difficile.
Dicono che responsabili fossero le ortiche
che crescono nei campi quando il tempo si distrae e la madonna è assente
ma anche questo non era chiarito.
L’altra mano non aveva un neo e questo la rendeva bianchissima
tanto che l’ombra non aveva spoglie e quando passa è nulla.
Sarà pertanto tempo di smarrirsi mentre dicevi “guardami”
in controluce, sera, sfumature
sempre presenti
sempre
se si chiudono gli occhi.
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sfumature
Spiegazione dell’assenza
Siamo in mano agli ignoranti, agli idioti, agli arroganti, ai violenti. Siamo il vertice basso di un lungo processo di involuzione umana e culturale. Siamo il fondo del nulla e nulla diventeremo. Siamo un isolamento ostile, un deserto lieto d’essere tale, una morte.
Abbiamo ereditato un fallimento lungo che trasmettiamo con la massima incoscienza.
Questa è la mia assenza: è per questo che sono assente. Sono necessariamente quanto involontariamente assente.
Argomentare? Ma non ce n’è bisogno!
in un posto distratto
Ora rimproveriamo i padri, gli storpi ed i presunti
in un posto distratto
dove il tempo non passa e la decenza
cessa d’essere tale _ la mia assenza _
che non dovrò pagare che a me stesso
quando salgono i morti
e la dimenticanza unica forma
di un passato presente
non si ricorderà di questo mondo
che non sono riuscito ad abitare
e i vuoti che ho contato
mi torneranno in mente senza dire
che non abbiamo detto
ed un silenzio
mi ricorda la notte
quando dal cielo cadono le stelle.
Orfeo ed Euridice
Forse è per via delle occhiaie
ma i tuoi piedi non calzano la primavera;
dunque, come potrei distoglierti?
Comunque l’altra sera al caffè
tra tutti quegli eccetera
la confusione si rivestiva di generi versatili
come ad esempio api
_ ma lo sentivi tutto quel ronzio? _
forse soltanto traffico.
Ma che facevi l’altro giorno sul tram
con quella gonna stretta… tentavi di distrarre il tempo?
Con tutto quello smog… chi vuoi che se ne accorga…
Non penserai _ per caso _ di essere l’unico…
guarda che il caso nasce folle
ma poi si trova un senso.
Ah non ne dubito!
Sono nato nei paraggi di un pianeta dove si muore.
Ah, certo! E’ un po’ così dovunque…
lettera a nessuno
Ho negato di aver scritto di te
perché non avevo tempo
o più semplicemente non avevo il tempo
perché il tempo non si può avere
come non si possono avere le corolle
che nascono di pomeriggio
perché niente nasce di pomeriggio
né posso avere quello che mi accade
perché è subito accaduto
e quello che accadrà lo scriviamo la sera
quando tutto è successo
e tu non ci sei.
queste stanze
Qualche mese fa, quando morì John Ashbery, pubblicai una sua poesia. Qualche tempo dopo, ne scrissi una io per ricordarlo. Mi piace proporle insieme.
Questa stanza di John Ashbery
La stanza in cui entrai era il sogno di questa stanza.
Certo tutti quei piedi sul sofà erano miei.
Il ritratto ovale
di un cane ero io in piú tenera età.
Qualcosa riluce, qualcosa viene azzittito.
A pranzo mangiavamo pastasciutta tutti i giorni
tranne la domenica, quando una quaglia veniva indotta
a esserci servita. Perché ti dico questo?
Nemmeno sei qui
SENZA FILO
Telefonami possibilmente a primavera
quando i cisti preparano i boccioli
e le viole si svegliano
ai salti delle rondini
chiamami verso sera
quando avrò espulso il vuoto che mi copre
e potrai riconoscere la voce
che altrimenti sembrerebbe l’avamposto
di una città perduta
un temporale
un transito di sogni senza storia
ma non farmi aspettare più di un anno
che non saprei distinguere tra i giorni
di un’attesa stentata
ma se vorrai non farlo non chiamarmi
e farò finta di telefonarmi
quando viene l’estate
e i cisti hanno riposto lo splendore
e la sera le viole.
(Tratta da “Metafisiche a terra” e-book
un’altra stanza
Anch’io avevo una stanza
dove ogni tanto torno
o per lo meno credo di tornare
ed era piena delle mie impronte
disseminate sui libri i fogli i canarini
che non avevo
ma facevo finta che ci fossero.
Ci stavano le cose
che la traversavano anche di giorno
perché fingevo che ci fossero altrimenti non le vedevo.
me le trovavo dovunque
persino sul divano
quando dormivo nell’acqua
e dovevo stare attento a non sperdermi al largo
e per questo mi legavo a un piede un filo da pesca
sperando che poi ci pensasse Arianna o la Madonna
ma avevo anche qualcosa di diverso
forse talmente
che non te lo so dire
che gli anni coprono tutto
ed è difficile ricordare.
Oggi ci sei tu
ci sei rimasta senz’altro
perché se non ci fossi stenterei a ritrovarmi
ma faccio ugualmente fatica
ad aprire la porta.
latitanza
Dunque
poche parole
se scintille
si imprimono
gettandomi nel panico totale
mentre vorrei distogliermi
dall’orologio che violenta il sonno
dove mi seguo inutile
ma
tu non gradisci il mio silenzio statico
e fai di me un richiamo
costringendomi a sforzi sovrumani
riempiendo il mio quaderno dei tuoi appunti
con lo scopo preciso di ordinare
questo caos solenne
dove tutto si sfoglia e si dirige
alla mia latitanza
dove consumo il nulla
in una sottrazione volontaria
che insinuo
dovunque scorga un nome di mancanza
e dissipando la dissipazione
mi trasformi in disastro
costretto a decimare nel ritorno
l’aria
l’assenza
la destinazione
che non abbiamo dato
dove vegeta il mondo
e la sua gloria.