Se si ponesse l’alba
come a trarre
o la notte distesa
una proposta ed una suggestione
se mi venisse una diversa sera
mi colmerei di te
pallidamente
ed invitandoti
ci vestiremmo per la circostanza
e un grande sonno.
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un grande sonno
lettera ad un affanno
Carissima
mentre la luce vola e il tuono insiste
oltre di là sfuggente
eppure adesso
come se fosse vero questo mai
ti invito a fare i tuoi preparativi
nel tempo che rimane.
Capirai
segnali ed intenzioni
gli accenni ormai precisi
mentre la chiave sfuma e l’universo
si stordisce di forme
parafrasando
lampi
sostegni
ombrelli senza manici
sempre sfuggenti
sogni.
Difficile restare indifferenti
si rischia di smarrire
ogni riferimento già deciso
e fondersi
con l’idea d’infinito
che non giova ai confini
alle notti stremate dagli amanti
alla malaria
e rende questo mondo esorbitante
una specie di ruota
che ti gira
e l’ascensore non ha sopra e sotto
valica
da una città nell’altra
senza sosta di tempo.
Fosse destino già lo capirei
ma come sai
abbiamo depennato
certe parole ambigue
e se il tempo ripete i suoi percorsi
non è colpa del vino
e tuttavia
la volontà desiste
e per quanto s’appigli
a testi evoluzioni indipendenza
ammette l’impossibile stortura
e per questo s’adagia
dove il finito duole e l’incontrario
spande incapacità senza rancore.
Da parte mia
sollecito le ore a definire
campi d’asciutto
recinti
processioni
fodere senza abiti di lana
che si suda, si suda
e la vestale è sempre accanto al fuoco
dove la trovi se ti va di andare
per una passeggiata senza scarpe
e le mutande a casa
come se fosse quello che rimane
mentre tu
che disinvesti il mondo
scrivimi appena puoi
forse la notte
e desiderio spento fronteggiare
l’inutile del fatto
che almeno si rivesta di cadere
e limite
prepararsi a partire.