Con la malinconia di questa sera
ogni giorno finisce e mi dispongo
a una notte di stelle
che non incontro mai.
Solo se fossi mare sarei pace
ma il vento è disciplina e le mie braccia
non sanno più remare.
Con la malinconia di questa sera
ogni giorno finisce e mi dispongo
a una notte di stelle
che non incontro mai.
Solo se fossi mare sarei pace
ma il vento è disciplina e le mie braccia
non sanno più remare.
E quando l’ora si faceva inerme
ho amato l’acqua.
A volte
serravamo le fila
altre
tu sfioravi le foglie.
(immagine di luciana riommi)
Quindi si passeggiava con le foglie
tra disimpegni grafici di strada
voci lunghe
dalle finestre alte
e sogni di selciato.
Tu diramavi pagine strappate
certamente sequoia in altra vita
quando la via è di sera
e il mio frugare
sembrava un volo sceso senza vento.
Tu mi dicevi “stupido!”
strisciante
come dentro una vena ti seguivo
nel verso del tuo corpo
ed approssimazioni _ si frusciava _
come se avessi ancora le tue gambe
una notte i tuoi fianchi
un improvviso
senso di variazione mi avvolgeva
d’oltremare la sera
ma lontana.
Ho voglia di sentire il tuo silenzio
tra queste strade vuote
ed i palazzi
annullati da un sole controvento
fino a quando si placa
e ascolto
un mormorio lontano
come se mi parlassi di un paese
dove le donne
portavano le brocche sulla testa
quando divento fiume
e aspetto.
siamo andati un’estate
verso vento
almeno questo sembro ricordare
ma non ricordo dove siamo stati
tranne che ci sembrava di partire
e in qualche modo
credo
di arrivare
quando i viaggi finiscono.
Io conto la sabbia di una spiaggia
e mi tocca sempre ricominciare da capo
perché mi piace il vento.
Ci sarebbero incontri inaspettati
se risalissi
o forse ancora scendere
ma il vento questa sera si riposa.
Inutilmente ti assaporerei.
Notte dilaga.
(immagine tratta dal web)
Io sono un albatros da navigazione
e vento, spaziature
vacillare
senza approdo di terra.
E tuttavia la sera
qualche volta
ti vestirei di striature azzurre
per un incontro immenso come il mare:
io non posso restare.
Quindi riverso fondo
ti sfiorerei le palpebre e il tuo sonno
per un contrario che non so volare:
stelle
non ne posso toccare.
Mi legherei le ali alla tua schiena
e la parete al cielo
per ravvisarti un attimo
ma tu sei forma dietro una finestra
che contemplo lontano
terra
che non posso sfiorare.
(jamie heiden)
luce da est sorvola
lieve
come un silenzio autistico
ed io che mi sollevo guardo il vuoto
ed insignificante
scendo nell’ombra valle
ed il declino
il vento
il suolo.
(foto di jamie heiden)
non mi sento gelato ma domani
questa stagione non dà garanzie
come aspettassi un treno
che non si sa se è in ritardo
arriva quando arriva
e per quanto tu non ne abbia voglia
sali
come l’ombra la sera
che scala le pareti e si nasconde
creando sfumature
i parchi
i giorni
e tutto intorno
ci puoi mettere quello che ti pare
anche una malattia senza contorni
ed una divisione generale
quando insegui le foglie
che nessuno può dire dove vanno
nel roteare
di quel moto di terra
che fa girare la mia testa e i santi
pur non essendo vento
non essendo.